Tasse sul gioco d’azzardo e la ludopatia
Il tema dell’aumento ulteriore delle tasse da “infliggere” al comparto delle apparecchiature da intrattenimento “tiene banco in questi giorni”, molto probabilmente perché non se lo aspettava nessuno poiché erano tutti concentrati, e lo sono obbiettivamente e “speranzosamente” ancora, sugli sviluppi della Conferenza Unificata tra Stato, Regioni ed Enti Locali. Ed, invece, ecco la “bella pensata” del Governo che non si può certamente dire non abbia avuto ripercussioni sul mondo del gioco lecito, sui siti per giocare al casino online e sui suoi operatori nei quali si sta “insinuando” il dubbio che questi risultati per la riforma ed il riordino del gioco, arrivino mai o siano diventati una chimera.
Tutti si guardano sbigottiti pensando che quest’anno, e che questo bilancio statale, avrebbe dovuto o potuto fare a meno delle risorse del gioco, che stavano diventando veramente una forma “normale” di obolo annuale del settore all’Esecutivo. Il settore ludico si era appena ripreso dall’aumento dello scorso anno ed un mercato come quello dei giochi, oltre tutto quello relativo alle apparecchiature da intrattenimento, da quell’intervento aveva già subito un “colpo basso” ed una sua “alterazione sostanziale”, ormai veramente non più sostenibile.
Non si può fare a meno anche di sottolineare come un intervento fiscale, ancora e sempre sugli apparecchi di gioco, potrebbe risultare incoerente anche dal punto di vista del contrasto alle dipendenze conseguenti all’abuso di gioco: le ultime ricerche, come quelle del Cnr, hanno riprovato infatti come i profili di problematicità delle slot risultino essere inferiori rispetto ad altri prodotti di gioco, anche e sopratutto relativamente al gioco giovanile. Le slot machine terrestri non sono il prodotto “più gettonato” dalle giovani generazioni.
Senza mancare di sottolineare ancora una volta i “progetti” della Conferenza Unificata che rivestono il 30% degli apparecchi con la loro “eliminazione”, progetti che mal si “combinano” con il fatto di mettere a bilancio, per quest’anno corrente e per quelli futuri, nuove risorse provenienti da questo settore che risulterebbe essere “decimato” praticamente e finanziariamente. E senza sottolineare, questa volta con la matita rossa, che sarebbe oltremodo interessante comprendere con quali criteri il Ministero dell’Economia esegue le sue stime di gettito se veramente sta pensando di ridurre il numero degli apparecchi e dei punti vendita… oppure questa “Conferenza” è tutto fumo e niente arrosto?
Le esigenze di bilancio del Paese, però, non possono passare in secondo ordine: ma il reperimento di ulteriori risorse non potrebbe essere orientato su tutti i giochi dei casino online (quindi non solo verso le apparecchiature da intrattenimento) e, sopratutto, attraverso un incremento della tassazione delle vincite, alzando la cosiddetta “tassa sulle vincite” dall’attuale 6% ad un tasso magari dell’8% che porterebbe un gettito di altri 200 milioni di euro l’anno? L’attuale tassazione del 6% vale oggi circa 630 milioni di euro annui.
Sarebbe, certamente, una soluzione più equa e diventerebbe sostenibile per tutta la filiera. Probabilmente lo sarebbe anche per i giocatori visto che l’imposta sulle vincite non comporta un incremento di spesa dei giocatori “problematici”, ma rappresenta un moderato aumento del prelievo sulle vincite che avviene solo e soltanto in caso di “disponibilità” e, magari, potrebbe anche servire come deterrente per convincere a giocare meno. Visto che la mente umana è particolarmente strana, può essere che questo aumento solleciti a non giocare visto “che tanto si vince poco”!