Economia

Previsioni pensionistiche: l’Inps manda le buste arancioni con i prospetti 2016

L’INPS ha cominciato a spedire nelle case degli italiani, le buste arancioni con i prospetti pensionistici. Si tratta di un resoconto sulla situazione dei versamenti finora maturati, con una previsione sulle possibilità future di accesso alla previdenza. È ovvio che si tratta di previsioni ipotetiche, in quanto nessuno può prevedere le condizioni economiche o previdenziali di qui a qualche decina di anni. Possono però essere utili, per iniziare a farsi un’idea della propria situazione personale.

PENSIONI E MERCATO DEL LAVORO

In Italia, purtroppo, la situazione del mercato del lavoro e della mobilità sociale non accenna a migliorare, anzi. Le più volte tanto annunciate misure per agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, si sono rilevate utili solo a chi voleva diminuire la capacità di difesa dei lavoratori.

Provvedimenti come l’abolizione dell’articolo 18,e l’istituzione dei contratti a tutele crescenti, non sono serviti a creare nuovi posti di lavoro, ma solo a cambiare le condizioni contrattuali di migliaia di lavoratori. Se si continua a mandare in pensione le persone a 69,70 anni, rimane difficile pensare ad aumenti delle assunzioni per i più giovani, soprattutto in un’economia stagnante come la nostra in questo momento. Purtroppo, questo sistema non è sostenibile nel lungo periodo. Se, infatti, non si lavora sulla mobilità sociale, non si metteranno mai in moto quei meccanismi che sono necessari e fondamentali in un’economia sana, dinamica e sostenibile.

Sicuramente oggi stiamo pagando i tanti errori commessi nel passato, pensando che tanto in qualche modo ce la saremmo cavata, ma purtroppo la realtà è che anche adesso non si scorgono all’orizzonte provvedimenti che vanno nella giusta direzione. Le possibilità ci sarebbero, a maggior ragione in un paese come il nostro pieno di risorse e di ricchezze naturali ed artistiche, con università che ancora oggi riescono a sfornare ottimi tecnici, ai massimi livelli mondiali in molto settori.

Si tratta di chiedere sacrifici a tutta la popolazione, soprattutto a quelle fasce che mai o poco sono state colpite in passato. È indispensabile mandare le persone in pensione ad un’età accettabile, che permetta sia al sistema previdenziale di reggersi in piedi, sia un ricambio generazionale necessario e vitale.

Molto sotto questo aspetto, potrebbe essere fatto tagliando i trattamenti pensionistici non dovuti, le triple e quadruple pensioni, le pensioni retributive. Inoltre, bisogna intervenire sul mercato del lavoro, stimolando la nascita di nuovi posti di lavoro, con interventi mirati in ricerca, sviluppo, innovazione tecnologica. Questi provvedimenti potrebbero essere finanziati da tagli alla spesa inutile, o sacrificabile, tanto declamati ma mai arrivati, se non come tagli lineari, ancor più dannosi del male che volevano curare.

Altro ancora può essere fatto per aiutare le imprese ad investire, attraverso accordi con le banche, anche nel campo dei finanziamenti all’imprenditoria giovanile e, soprattutto femminile. Uno dei problemi fondamentali dei giovani, oltre all’assenza di posti di lavoro, è quella dell’accesso al credito. Questa difficoltà impedisce la creazione di nuovi posti di lavoro, costringendo molti giovani, soprattutto quelli di talento, a spostarsi all’estero.

Se da una parte si sono cambiati i contratti di lavoro, dall’altra non si è fatto si anche il settore finanziario si adeguasse a questo cambiamento. Far assumere un gran numero di giovani, e poi negargli qualsiasi tipo di prestito, finanziamento o mutuo, è quasi come non farlo lavorare affatto. Purtroppo oggi è impensabile che banche e finanziarie, continuino a chiedere le stesse garanzie di 20 anni fa, semplicemente perché è diventato quasi impossibile averle.

Ci può stare che il mercato del lavoro, come il settore delle pensioni cambino e si adeguino ai tempi nuovi, ma è indispensabile una visione comune di tutti questi elementi, che sia in grado di coordinare i provvedimenti e le norme che devono garantire a tutti, di poter avere un lavoro dignitoso, la possibilità di farsi una famiglia e di avere una casa, ed infine di poter andare in pensione ad un’età accettabile, in linea con i contributi versati, cercando di bilanciare il sistema tra chi ha di più, e chi necessita di un aiuto.