Il regime dei minimi 2019: cosa c’è da sapere
Attualmente nel nostro ordinamento ci sono tre regimi contabili applicabili a professionisti e imprese. Troviamo il regime ordinario, il regime semplificato per cassa e il regime forfettario. Quest’ultimo ha sostituito definitivamente il precedente regime dei minimi. Ma cosa prevede il nuovo regime dei minimi, o forfettario? Quali requisiti di accesso lo caratterizzano? E quali le novità che saranno introdotte con la Flat Tax?
Il precedente regime dei minimi
Questo regime non è più attualmente utilizzabile nel nostro ordinamento. È stato infatti sostituito integralmente dal regime forfettario, che rappresenta il nuovo regime dei minimi. Il vecchio regime dei minimi è entrato in vigore a partire dal 1° gennaio del 2008 ed è stato successivamente prorogato fino ad essere sostituito appunto del forfettario. Risulta ancora attuale soltanto per coloro che hanno avuto accesso a questo regime in quel periodo e sono in attesa di esaurirlo. Anche questo regime faceva riferimento a persone che svolgevano arti o professioni o attività d’impresa, ma richiedeva requisiti diversi dal regime forfettario odierno. In particolare richiedeva un limite di ricavi o compensi che non doveva superare i 30.000 euro nell’anno, non dovevano essere state effettuate cessioni all’esportazione o acquisti di beni strumentali nel triennio solare precedente per un ammontare complessivamente superiore a 15.000 euro più ulteriori requisiti specifici a seconda del caso concreto.
L’attuale regime dei minimi o forfettario
Il sito regime-forfettario.it ha provato a spiegare quali sono i vantaggi della contabilità con il regime dei minimi? Ma conviene davvero o ci sono soluzioni più interessanti? L’attuale regime dei minimi, meglio conosciuto come regime forfettario prevede tre requisiti specifici per potervi accedere. Un limite di ricavi massimo di 50.000 euro, ma in realtà differenziato sulla base del codice Ateco connesso all’attività principale svolta, con indicazione anche di un coefficiente di redditività per determinare la base imponibile alla quale applicare l’aliquota del 15% sostitutiva di IRPEF, IVA e IRAP; non superare i 5.000 euro lordi nell’anno per costo del personale; e il limite di 20.000 euro nell’anno al lordo degli ammortamenti per l’acquisto di beni strumentali. Da citare poi l’aliquota ridotta del 5% per le startup, cioè le imprese di nuova formazione.
Le novità che saranno introdotte con la Flat Tax
Una volta entrate in vigore le disposizioni contenute nella nuova legge di bilancio per il 2019, l’aliquota del 15% sarà applicata con un limite di ricavi maggiore, quindi ampliando la platea dei destinatari. Il limite di ricavi infatti non sarà più di 50.000 euro, ma sarà di 65.000 euro e differenziato sulla base della tipologia di attività e del relativo codice Ateco. Tutto con coefficienti di redditività per il calcolo della base imponibile. A partire dal 2020 invece ci sarà una seconda aliquota del 20% per i redditi superiori a 65.000 euro. Con queste nuove disposizioni si mira ad attuare una riforma dell’attuale sistema di calcolo IRPEF, fondato su cinque scaglioni reddituali e cinque relative aliquote d’imposta che vanno dal 23% fino al 43%, procedendo con un calcolo progressivo. Si tratta, come per il precedente regime dei minimi, di un regime agevolato a tutto vantaggio di chi produce nell’anno compensi e ricavi che non risultano particolarmente elevati. Questi regimi infatti permettono di fatto di pagare un’imposta netta inferiore a quella che si pagherebbe con le ordinarie aliquote d’imposta con altri regimi. Semplificando anche sul piano degli obblighi IVA.
In conclusione possiamo dire che l’attuale regime dei minimi 2019 (o per meglio dire regime forfettario) offre davvero una soluzione molto interessante per poter abbattere il carico fiscale in modo del tutto lecito e offrire la possibilità ai professionisti di poter fatturare senza vedersi bruciare tutto dalle tasse. Una soluzione assolutamente intelligente per far pagare a tutti le giuste tasse.