I Scaligeri furono signori di Verona? Scopriamo tutta la verità
I Scaligeri furono veramente i signori di Verona? Secondo diverse versioni storiche, risalenti al XII secolo, i Scaligeri vengono identificati come i signori della città veronese appartenenti alla famiglia ‘della Scala’. Per scoprirne di più andiamo ad approfondire tutte le curiosità sui Scaligeri all’interno dei paragrafi successivi.
Fonti storiche sui signori di Verona
Il ritrovamento di un documento datato al temine del XII secolo riporta il nominativo di Arduino della Scala, un mercante privo di cariche nobiliari inserito nel settore della commercializzazione delle lane. Arduino della Scala era inserito all’interno del ceto sociale della borghesia cittadina tipica di quel periodo socio-politico, sotto l’ascesa dei comuni del nord Italia. Agli inizi del 1200 altre fonti storiche collocano difatti il nipote di Arduino, Jacopino della Scala, come podestà di Cerea impegnato nelle attività politiche della città.
Nel 1259 i Scaligeri vengono nuovamente rappresentati da Leonardino della Scala, eletto Podestà di Verona, soprannominato Mastino per via delle sue abilità politiche e intellettuali. In questo contesto storico la città di Verona era riuscita a preservare il proprio orientamento ghibellino, motivo per il quale Mastino fu nominato Capitano generale e perpetuo del popolo contro le fazioni guelfe.
L’evento viene ricordato come il primo passo nella formazione delle signorie italiane. Corrado V di Svevia, chiamato anche Corradino della casata del Barbarossa e di Federico II, giunse sul territorio italiano nel 1267 per cercare di riconquistare il titolo da imperatore, accolto con benevolenza dal Capitano generale. Successivamente Corradino, Mastino e tutti i coinvolti nell’appoggio alle intenzioni di riconquista del titolo da imperatore vennero scomunicati da Clemente IV.
La scomunica contro i Scaligeri fu revocata nel 1276, in occasione delle crociate contro le eresie cristiane. Gli Scaligeri introdussero all’interno della città veronese circa 200 prigionieri occupando il territorio di Sirmione, grazie ai quali la scomunica venne a tutti gli effetti revocata, ottenendo una nuova posizione geografica strategica sul lago di Garda.
L’operato di Mastino a Verona viene ricordato come un tentativo di riappacificare gli scontri e le divisioni tra le famiglie ghibelline e guelfe, fino al momento della sua morte avvenuta nel 1277. Mastino fu tratto in un’imboscata e ucciso, come si ricorda nella targa presente tra piazza Erbe e piazza dei Signori. Il suo corpo venne sepolto all’interno del cortile della chiesa di Santa Maria Antica.
Nel 1269 a prendere le redini della città di Verona fu Alberto, fratello di Mastino, eletto Podestà della Domus Mercatorum, raggruppando le arti del commercio e degli statuti veronesi. La raccolta dei testi, chiamata Albertina, era conservata presso la Biblioteca Comunale, mentre il Consiglio Maggiore si radunava ogni anno sotto il volere del Podestà, composto da 500 rappresentanti dei cittadini.
Lo Statuto Albertino regolava diversi aspetti della città veronese, dalle cariche pubbliche, ai provvedimenti scolastici. Alberto rimase alla guida di Verona per circa 50 anni, apportando diverse migliorie alla città, favorendo il passaggio del Comune a quello della Signoria.