Fu il fondatore della chemioterapia: ecco cosa si sa di Paul Ehrlich
Tutti conoscono, ora, la chemioterapia, la terapia con la quale si combattono il cancro e altre malattie con dei composti chimici, ma non tutti sanno a chi si deve, ossia il microbiologo tedesco Paul Ehrlich. Ma cosa si sa della sua vita? Come contribuì a ideare questa terapia?
La sua vita
Ehrlich nacque il 14 marzo 1854 a Strehlen, nell’Alta Slesia, figlio di due albergatori che comunque aveva dei familiari legati al mondo scientifico, e Paul fu influenzato, durante l’infanzia, da un cugino. Nel 1972 entrò all’università di Breslau e nel 1978 si laureò all’università di Lipsia in medicina, con una tesina sulla colorazione dei tessuti. Dopo la laurea, andò a lavorare all’Ospedale della Carità di Berlino.
Nei primi anni di carriera fece molte ricerche, introdusse nel 1882 un metodo per diagnosticare la febbre tifoide con un metodo di colorazione, e tre anni dopo pubblicò un testo incentrato su una sua teoria sul funzionamento delle cellule. Nel 1888, si ammalò di tubercolosi e fu costretto a interrompere i suoi studi, trasferendosi in Egitto, il cui clima poteva giovargli. Dopo un anno e mezzo tornò a Berlino, unendosi all’istituto di Robert Koch, con cui era già in contatto. Nel 1906, ricevette una sovvenzione per i suoi studi da una ricca vedova, affascinata dai suoi studi, e proseguì i suoi studi per la chemioterapia, e continuò fino alla sua pensione.
Di lui, nel suo privato, si sa che era gentile e modesto, ma anche distratto, in quanto si dimenticava anche di mangiare, e aveva l’abitudine di fumare più di venti sigari al giorno. Nel 1883 aveva sposato Hedwing Pinkus, che gli diede due figlie.
Per le sue ricerche ricevette non solo il premio Nobel, nel 1909, ma anche la Grande Medaglia d’Oro di Prussia, nel 1911, e il titolo di Eccellenza dal governo tedesco. Lui morì nel 1915, dopo essere stato colpito da due ictus, e che con l’avvento del nazismo, sua moglie e le sue figlie furono costrette a fuggire.
Gli studi sulla chemioterapia
Grazie ai fondi ricevuti all’inizio del Novecento, come si è già accennato, Ehrlich costruì un suo laboratorio, la George Speyer-Haus, di cui fu il direttore fino al pensionamento. Lì fece ricerche, lavorando in particolare su una cura per la cosiddetta malattia del sonno, combinando la benzoporfina con un derivato dell’acido solforico, e tale ricavato si dimostrò efficace sui topi, ma su altri animali non ebbe effetto.
Ciononostante, Ehrlich fino al 1910 sperimentò più di seicento composti fino a scoprire il Salvarsan, un derivato dell’arsenico che attaccava la spirotecha della sifilide. Certo, anche questa sostanza presentava molti effetti collaterali, ma risultò meno nociva del mercurio, e rimase l’unico medicinale adatto a curare la malattia fino agli anni Quaranta, quando venne ideata la penicillina. Fu per la scoperta del Salvarsan che ricevette il premio Nobel.