IT, un incubo che non finisce mai
Sono passati molti anni dal primo “IT“, film tratto fedelmente dal libro di Stephen King, scrittore famoso per raccontare nei minimi dettagli, paure e timori che l’essere umano nasconde nel suo intimo. Non solo: questo scrittore è anche abile nel raccontare la cattiveria umana, il profondo odio che si spinge oltre ogni confini.
Facendo un passo in avanti, come tutti sanno, il clown più temuto di tutti i tempi è tornato nelle sale cinematografiche, a far parlare di se ed incutere timore. Mentre il primo film realizzato, era lineare e fedele al romanzo, il secondo è molto concentrato sul cast e sulle loro vicende, la loro amicizia.
E’ visto quasi come un film tenero, dove questo gruppo di amici riesce a trovare il romanticismo e voglia di divertirsi, nonostante la paura e la tragedia.
La nota dolente è che IT non si può replicare: spiegando meglio, il secondo clown è un mostro comune e quasi elegante. Non ha alcuna rabbia repressa e non possiede quello sguardo, che riesce a leggere nel cervello di ogni persona.
Sembra quasi che, il regista del secondo capitolo, voglia dedicare maggior tempo a capire questo clown e vederlo come “vittima” e non come carnefice. Il clown è la rappresentazione di ogni possibile paura umana: IT è sempre stato pronto a materializzare questi timori, rendendoli reali. Dov’è finita tutta questa parte?
Forse siamo in un mondo, talmente crudele che questo nuovo clown diventa buono e quasi “normale”?
Il pensiero è proprio questo. Tantissime le recensioni che definiscono questo film, molto ben fatto ma nello stesso tempo si avrebbe voglia essere proiettati all’interno di quella cittadina, dove ci si sentirebbe molto più protetti che in una città del mondo moderno. Questo fa pensare e riflettere: una volta questi film, incutevano terrore, oggi la paura si ha fuori dal cinema.